sabato 27 ottobre 2012

ECCO PERCHÉ ALLE PRIMARIE DEL PD VOTERÒ PER RENZI

Messaggero Veneto - Sabato 27 Ottobre 2012,

Bassi salari, alta disoccupazione, diseguaglianza crescente rischiano di trasformare le preoccupazioni economiche in risentimento. Prima che le
difficoltà e il risentimento crescano ulteriormente, l'Italia deve optare per le riforme. E dobbiamo offrire un cambiamento sia nelle politiche, sia nel modo
di fare politica.

Stavolta non basterà attendere che passi la nottata. La destra ha fallito la prova di governo, ma i "quieti equilibri" del passato non si possono
ricreare. E il problema del Pd rimane quello di costruire un'alternativa credibile: il centrodestra, infatti, si sta via via sfaldando senza che i consensi per il
centrosinistra aumentino. Il problema dell'Italia (e il nostro problema) sono proprio le cose da fare.
Diciamoci la verità: il più delle volte, le riforme che sarebbero necessarie sono impopolari e rischiare l'impopolarità nei punti di forza tradizionali (il
pubblico impiego, tanto per fare un esempio), puntando sulla riconoscenza da parte delle generazioni che verranno, esige un coraggio che gli attuali
leader del Pd non hanno. Il punto irrisolto è sempre lo stesso. L'incapacità del centrosinistra (l'incapacità dei riformisti) di promuovere un'aperta battaglia
culturale all'interno del proprio "mondo di riferimento" in difesa di quelle idee che molte volte ha annunciato come l'orizzonte della propria azione politica.
Voterò per Matteo Renzi. Sono dell'opinione che il centrosinistra ha bisogno di una rigenerazione, sia pure al prezzo di qualche scossa. C'è bisogno
di una sincera e coraggiosa competizione con la vecchia sinistra: il tabù dell'unità del partito e del suo governo dal "centro" tagliando le ali ha fatto
il suo tempo e, come abbiamo visto, è una modalità che consente solo deboli adattamenti e non innovazione durevole. E bisogna che le primarie
sciolgano il nodo del posizionamento di fondo del Pd nella crisi italiana ed europea. Fare una campagna elettorale di opposizione dopo un anno in
maggioranza è schizoide. Resto dell'opinione che il Pd deve rivendicare con orgoglio di aver partecipato da protagonista allo sforzo per salvare l'Italia,
non vergognarsene; e deve prendersi il merito della popolarità di Monti in Europa, non accreditarsi come quello che non vede l'ora di toglierselo dai
piedi.
Si può pensare quello che si vuole di Matteo Renzi, ma non c'è dubbio che nei suoi discorsi (e nel suo programma) il sindaco di Firenze abbia
ripreso quasi tutte le idee-chiave della sinistra liberale; e non c'è dubbio che è con queste idee che prova a sfidare la maggioranza del Pd. Senza
contare che la vera rupture rispetto agli ultimi anni di vita del Pd, più forte della stessa rottamazione, è il suo appello agli elettori delusi da Berlusconi.
A ben guardare, ci voleva qualcuno che mettesse in discussione la continuità burocratica del gruppo dirigente e una concezione del partito e della
politica che ha al centro la funzione del "gruppo dirigente".
Non è scritto da nessuna parte che il declino, la decadenza siano un esito inevitabile. La tecnologia, il ruolo dell'immigrazione, i miglioramenti
nella sanità pubblica, norme che incoraggino una partecipazione più grande delle donne nell'economia, sono solo alcune delle misure che potrebbero
cambiare la traiettoria delle tendenze attuali che puntano a un possibile declino. Il ruolo della leadership sarà cruciale circa gli esiti. I leader e le loro
idee contano. Ma serve coraggio, che, come scriveva Roberet Kennedy "è la dote indispensabile per chi voglia cambiare un mondo che accetta così
faticosamente il cambiamento".
di Alessandro Maran
Vicecapogruppo del Pd alla Camera

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