Messaggero Veneto SABATO, 13 OTTOBRE 2012
Pagina 1 - Pordenone
IL TOUR PER LE PRIMARIE PD
Un bagno di folla per Renzi in Friuli Abbraccio a Debora
--------------------------------------------------------------------------------
BUTTAZZONI E POLZOT ALLE PAGINE 8 E 9
Il sindaco di Firenze incorona Bolzonello
A Pordenone gran finale in serata con 2.500 sostenitori che riempiono il Forum «Ecco la nuova classe dirigente». Gli auguri del prete
toscano e i fischi a D’Alema
--------------------------------------------------------------------------------
di Stefano Polzot wPORDENONE Matteo Renzi ha chiuso in bellezza il suo tour in Friuli Venezia Giulia richiamando ieri sera 2 mila 500 persone al Palasport di Pordenone. Un successo oltre ogni aspettativa soprattutto perché colpiva la tipologia di pubblico: molti volti noti del Pd, una marea di iscritti e simpatizzanti, ma anche tanta gente comune senza etichette e anche qualche esponente del centro- destra (tra gli altri l’assessore provinciale dell’Udc Nicola Callegari) giunti a vedere dal vivo il “rottamatore”. «Sono felicissimo - ha dichiarato scendendo dal camper con l’ex sindaco di Pordenone Sergio Bolzonello al suo fianco - dell’accoglienza ricevuta in Friuli Venezia Giulia. Il lavoro fatto è straordinario e questo mi rende ancora più convinto che ce la faremo». Una sfida ribaltata in positivo a
chi lo accusa di essere semplicemente il candidato che utilizza l’antipolitica contro la nomenclatura: «Spero che sia finita - ha detto - la stagione in cui si parlava solo male degli altri. Siamo un gruppo di amministratori che con tutti i loro limiti hanno lavorato bene, da Pordenone a Firenze. Siamo una nuova classe dirigente», ha chiosato guardando Bolzonello e incoronandolo definitivamente suo riferimento in regione. Concetto reso meno morbido sul palco dopo aver incassato l’augurio di don Andrea, parroco di origine toscana delle Grazie, e una standing ovation all’ingresso nel palasport. «Gli scandali che hanno coinvolto tante realtà territoriali - ha arringato - creano profondo sconcerto. Vedere però tanta gente che vuole uscire dalla rassegnazione per dire la propria come avviene stasera è confortante. Sono sindaco di una città che esprime la volontà di tornare alla bellezza come elemento di ripartenza di un’Italia che crede nel riscatto. Dicono che sono diventato famoso per la parola rottamazione. Eppure quel concetto non vuol dire fare a meno degli anziani, ma dire un grazie di congedo a quelli che sono in Parlamento da 15 anni», passaggio che ha fatto venir giù il palasport dagli applausi. Fischi a D’Alema, invece, quando va in onda lo spezzone in cui dice che se vince Renzi finisce il centro-sinistra: «In realtà si conclude solo la sua carriera parlamentare». «Non si tratta - ha continuato - di mandare via gli anziani e avanti i giovani oppure viceversa considerare i trentenni o quarantenni dei bamboccioni. Ci sono tanti giovani entusiasti, il punto è che si deve rinnovare il Paese». Il rottamatore declina il suo messaggio anche sul finanziamento pubblico dei partiti distinguendosi dal suo: «Se c’è stato un referendum per abolirlo non si può non rispettarlo, così come quando diciamo che un manager non può prendere più di 10 volte dell’ultimo impiegato intendiamo recuperare il gap di credibilità della politica». Le primarie, quindi, «non sono il confronto tra chi è più simpatico tra me, Bersani o Vendola ma un’occasione vera per cambiare». Un cambiamento che ha un vocabolario renziano di tre parole fondamentali: Europa, futuro e merito. È giù con la rottamazione anche di una certa idea di fisco: «Troppe tasse e
l’evasione si cerca di reprimerla inseguendo gli scontrini invece di mettere in rete le banche dati». La chiosa è in crescendo: «I vostri applausi - per ritornare agli argomenti di casa Pd - sono la migliore risposta a chi ancora oggi sta cercando di cambiare le regole delle primarie. Bisogna finirla con certe logiche, così come con l’idea che non bisogna parlare con gli avversari. La mia fedeltà non è in
discussione: se perdo non farò un partitino mio e non chiederò alcun premio di consolazione. Il problema - ha concluso da una provincia fino a poco tempo fa schierata col centro-destra - è che se si vogliono vincere le elezioni bisogna prendere i voti del centro-destra». Gli applausi di congedo anche dalla prima fila: assenti il sindaco schierato con Bersani - evocativamente i tabelloni di ingresso al palasport marchiati lista Bolzonello avevano sul retro i cartelloni della campagna elettorale di un anno fa con la faccia di Pedrotti - e il capogruppo in Regione Gianfranco Moretton, masticava il sigaro il presidente degli industriali Michelangelo Agrusti. Un giudizio? «Questo sfonda».
stepolzot
IL GAZZETTINO Sabato 13 Ottobre 2012,
SABATO, 13 OTTOBRE 2012
Pagina 9 - Pordenone
La politica di Renzi riempie il Palazzetto
Pd riunito per cambiare le regole delle primarie? «Mi fido, ma sappiano che li vedo». Cerca la vittoria «ma non per disfare il centrosinistra»; si impegna, se perde, a restare nel partito e a non accettare «premi di consolazione». In fondo, alle primarie, l’importante è partecipare: «Votate chi vi pare ma, vi prego, impegnatevi». È questo l'appello finale del "rottamatore" Matteo Renzi, che riempie il palazzetto e, fra ironia e stoccate al «vecchio » che non se ne va, cerca di riconquistare il pubblico alla politica.
Jeans bleached, camicia bianca e giacca blu, Matteo Renzi scende dal camper accompagnato da Sergio Bolzonello e dispensa strette di mano: in prima linea don Andrea Rossi, parroco delle Grazie, accorso a salutare il suo conterraneo. Ad attenderlo, una folla che supera decisamente le pur rosee attese degli organizzatori, già costretti a dirottare l'appuntamento dalla location individuata in un primo momento, l'auditorium Concordia: circa 2.500 persone che - confinate in una sola ala del palazzetto a causa della collocazione del palco - restano in parte in piedi nonostante la decisione di aprire anche l'ultimo anello. Si parla di programma, ma anche di primarie e di «quei signori che da giorni sono lì a Roma per cercare di cambiare per la terza volta le regole: ma il nostro entusiasmo è più forte delle loro regole. Io mi fido - ribadisce quanto detto nei giorni scorsi -, ma sappiano che abbiamo visto che stanno facendo cose molto discutibili». Non parla di sondaggi, come invece ha fatto nelle altre tappe del suo tour friulano.
Solo scenari: «Se perdo, e ci sta di perdere, io non farò nessun partitino per i fatti miei. Non soltanto resterò dentro lo schieramento di centrosinistra perché io sono convintamente del Pd, ma non accetterò nessun "premio di consolazione". Resterò a fare quello che sto facendo, e spero che lo stesso impegno prendano anche gli altri candidati». La vittoria, invece, è un'ipotesi paventata solamente da Massimo D'Alema: «Ma perché io dovrei rompere il centrosinistra? Con me si apre una storia nuova, con la passione di chi ha voglia di rimettersi in gioco». Il sindaco di Firenze pensa poi a scrollarsi di dosso quelle etichette scomode che si porta dietro, dalla vicenda del celebre pranzo con Silvio Berlusconi ad Arcore alla volontà di attingere nel bacino di voti dei delusi del centrodestra: «Intanto io chiedo il voto anche ai delusi del centrosinistra e del Pd, che sono molti di più di quello che loro pensano - punge -. Chi ha votato l'altra volta Berlusconi o Bossi oggi è contento? Se noi del centrosinistra siamo credibili e non passiamo il tempo a litigare fra noi, questi voti li possiamo prendere. Se non si vanno a prendere i voti del centrodestra, si perde, perché le elezioni precedenti le hanno vinte loro».
LA PLATEA
Il tifo è da stadio per il rottamatore
In città Renzi ha fatto il record di presenze attirando una miscellanea di persone
Sabato 13 Ottobre 2012,
Cosa hanno in comune Nicola Callegari, assessore provinciale dell'Udc, e il musicista Alfredo Follia? La risposta è Matteo Renzi a Pordenone, visto che entrambi erano al palazzetto dello sporti ieri sera ad ascoltarlo. A dire il vero in buona compagnia mista: dal presidente e dal direttore dell'Unione industriali (Michelangelo Agrusti e Paolo Candotti), passando per Alfredo Pasini (ex sindaco Lega Nord) fino all'attuale primo cittadino pordenonese. Un Claudio Pedrotti mezzo nascosto sulle scalinate più alte, provvidenzialmente illuminate da un faro che Sergio Bolzonello ha inconsapevolmente fatto accendere all'ultimo. Sono venuti in tanti, il triplo rispetto alle stime iniziali: duemila cinquecento persone, non sufficienti a battere la folla della sera precedente, i tremila venuti per il vescovo. Molti da fuori provincia ad aver lasciato la firma per validare la candidatura di Renzi alle primarie - a dire il vero più i non iscritti al Pd che del partito - tanto da aver esaurito i moduli ancor prima che arrivasse lui, il mattatotore-rottamatore. Moltissimi sostenitori (anche qualche sindacalista Cgil), ma anche curiosi attirati dalla giovane proposta del Pd. Chi forse per studiare le mosse della controparte - dai bersaniani a qualche sparuto leghista - e poi lo zoccolo duro della civica Fiume in platea. Tra questi anche l'assessore Flavio Moro, mentre il vicesindaco Renzo Mazzer ha preferito le scalinate, meno visibili. Tra i primi ad arrivare, in prima fila accanto al capo degli industriali, Antonio Ius segretario provinciale Pd e Francesca Papais (già referente provinciale di partito), mentre dalla Regione spunta il consigliere Daniele Gerolin. Ed è proprio la provincia ad aver risposto con più entusiasmo al richiamo di Renzi, con colonie arrivate da San Vito, perfino da Caneva. Una platea vicina alle posizioni centriste, a sconfinare con i cattolici progressisti, per un Renzi che a Pordenone ha raccolto il record di presenze non solo in regione ma addirittura in Italia. Per la gioia di Sergio Bolzonello - a lui e in seconda battuta a Debora Serracchiani Renzi ha rivolto il buon augurio per le elezioni regionali, prima di riprendere il camper alla volta di Firenze - e dei neonati comitati di supporto.
Nessun commento:
Posta un commento